28 febbraio 2010

BIANCHI da CORSA - Modelli e Cambi dal 1920 al 1985


Modelli
M - Giro d’Italia: fino al 1932
SAETTACorse su strada: nel 1933 - dal 1936 al 1939
OLMO-BOVET - nel 1934 - 1935
FOLGORECorse su strada: dal 1940 al 1951/52
FOLGORISSIMA - nel 1949
PARIGI-ROUBAIX - dal 1949 al 1953 (chiamata Parigi-Roubaix dal 1950)
(nel 1953 sarà prodotta con il Gran Sport 3° tipo pur mantenendo inizialmente i forcellini dentati)
TOUR de FRANCE - dal 1952 al 1953
CAMPIONE del MONDO - dal 1953 al 1980 (dalla metà anni ’70 non è più di alta gamma)
SPECIALISSIMA - dalla fine anni ’50 al 1984
BARCELLONA - dal 1974 da 1980 (modello Top in quel periodo; l’ordine di gamma del periodo è: Barcellona - Superleggera - Specialissima - Campione del Mondo - Record)
CENTENARIO - nel 1985


Cambi

ANNI ’20 Giro ruota (pignone fisso + 1 o 2 o 3 pignoni) fino primi anni ‘30
PRIMI Anni ’30 Cambio Vittoria
META’ Anni ’30 Cambio Vittoria Margherita fino al 1949/50
(nel 1949 sarà modificato e chiamato Campionissimo)
FINE Anni ’30 Campagnolo a due leve fino al 1951/52
(dal 1946 si chiamerà “Corsa”)
(prodotto anche con leva sbloccaggio più lunga detto “Sport”)

Dal 1949 Campagnolo una leva fino al 1952
(dal 1950 si chiamerà Parigi-Roubaix)
(prodotto in tre tipologie – senza scritta Parigi-Roubaix
scritta Parigi Roubaix piccola semicircolare - scritta Parigi Roubaix lunga grande; nessuna differenza fra loro) Un quarto tipo con gabbia posta sotto la forcella posteriore per cambiare pedalando in avanti; Rarissimo.
Nel 1951 Campagnolo Gran Sport (vera rarità)
Nel 1952 Campagnolo Gran Sport “extra” (rarissimo – con gabbia allungata)
Dal 1953 Campagnolo Gran Sport 3° tipo fino al 1963
(subità leggeri cambiamenti nel periodo)
Dal 1963 Campagnolo Record fino al 1967
Dal 1967 Campagnolo Nuovo Record fino al 1980/81
Dal 1973 Campagnolo Super Record fino al 1987
(ne sono state fatte 2 versioni)
Dal 1985 Campagnolo C-Record
a cura di Paolo Amadori

22 febbraio 2010

UMBERTO DEI: l'uomo; lo sportivo; l'industriale


L.a.f lettera autografa firmata U.Dei - 2 facciate - Pegli 10 marzo 1962

Quando si trovano nei mercatini oggetti come questo, non si può non commuoversi.
Da questa lettera autografa firmata, di Umberto Dei, su vecchia carta intestata della Ditta semplicemente stupenda, traspare la profonda umanità dell'uomo, i sentimenti verso suo padre e gli insegnamenti da lui ricevuti che lo hanno portato ad essere un grande industriale e uno fra i personaggi più importanti nella storia della Bicicletta in Italia.
Trascrivo le prime 17 righe molto significative.
"Caro Camerani mi scusi se usufruisco della carta da lettera della vecchia ditta, ma anche lei è purtroppo di stampo anziano e non può condividere l'uso extramoderno di bruciare tutto ciò che è vecchio, mentre è tuttora servibile.
Mio padre acquistò dalla ditta Greco i bicicli usati per pochi scudi per ognuno perchè già i bicicli nuovi avevano dei miglioramenti. Alleggeriti, freno, supporto a bacchetta perchè potesse reggersi in piedi senza appoggiarli; inoltre qualche casa Inglese aveva fatto il telaio quadrante con la ruota posteriore più bassa di quella anteriore. Io devo a mio padre che apprezzava gli oggetti sorpassati, se ho vissuto una vita ideale come sportivo e come industriale (superiore alle mie doti) iniziandomi col biciclo che poco costava.
Guai a me se avessi rifiutato il vecchio usato biciclo senza freno con ruote montate con raggi diretti, mentre più tardi ebbero le ruote con raggi più sottili, incrociati ecc.ecc. ......"

Questo era Umberto Dei, l'uomo, lo sportivo, l'industriale.
E' un piccolo ma importante pezzo di storia dell'industria ciclistica in Italia.

Paolo Amadori

SULLE BICICLETTE BIANCHI DI FAUSTO COPPI

Le Biciclette Bianchi usate da Fausto Coppi, sono fra gli oggetti piu’ ricercati dai collezionisti del Campionissimo e naturalmente difficilissime da identificare. Alcune notizie su di esse esistono e sono scritte su dei fogli di quaderno.
Ecco dunque alcune considerazioni sul famoso e segretissimo elenco delle biciclette BIANCHI usate da Fausto Coppi, compilato da Pinella (Giuseppe de Grandi) meccanico della Bianchi e di Coppi.
Esso e’ composto da quattro fogli di quaderno scritti a mano. Prospetto Telai I (2 fogli), Prospetto Telai II (2 fogli).
Sono elencati i numeri di telaio, l’anno, e la misura delle bici di tanti corridori famosi della squadra Bianchi dal 1945 al 1968. (misura del piantone: da centro a fine)
Il Prospetto Telai I elenca 46 biciclette di Coppi.Prima sono elencate quelle da strada dal 1950 al 1955, (29 bici), seguono quelle da pista dal 1949 al 1955, infine l’anno 1945, (17 bici).
Due telai del 1950 e due del 1955, sono segnati doppi, cioe’ sia come telaio strada, che telaio pista. Evidentemente una svista.
Fausto Coppi ha corso con la squadra Bianchi Aquilotti dal 1946 al 1955 e nel 1958.
Alla fine del 1945 ha firmato il contratto con la Bianchi.
Le biciclette da pista segnate sono 17 e coprono l’intero periodo da lui corso in pista con la Bianchi 1946/1955.
Le bici da strada segnate sono 29. Mancano tutte quelle del periodo iniziale “costruite” dalla Bianchi dalla fine del 1945 inizi '46 al 1949 oltre a quelle del 1958. Considerato una media di 4 biciclette l’anno, sono altre  25 biciclette circa.
Pertanto si puo’ supporre che il numero totale di biciclette BIANCHI usate da Fausto Coppi non superi le 70. Circa 50/52 da strada e 17/19 da pista.I registri della Bianchi sono andati irrimediabilmente perduti. In una lettera del 1963 di Pinella ad un amico, relativa ad una diatriba tra questi ed un’altra persona che non credeva che una bicicletta in suo possesso fosse di F.Coppi, Pinella gli scrive “… se non crede a lei, verrò io con i registri…”
Pinella (entrato nella Bianchi nel 1949 voluto da Coppi), ha scritto questi quattro fogli di quaderno nel 1968, l’ultimo telaio scritto ha tale data di costruzione. Evidentemente Pinella non ricordava o non aveva segnati tutti i numeri di telaio, inoltre fa’ anche qualche svista, (uno 0 mancante, qualche correzione sui numeri già scritti, due doppioni), una cosa pero’ e’ certa, non esistono altri fogli riguardanti le bici del Campionissimo.
…..La storia delle biciclette di Coppi non e’ certificata da alcun documento, se si eccettuano i leggendari fogli di quaderno dove l’altrettanto leggendario Pinella scrisse a mano l’elenco di queste biciclette… (da Gazzetta dello Sport Magazine del 1998)

Le misure del telaio sono diverse: 59 - 60 e 61. Dalla fine del 1954 la misura delle biciclette da strada è diminuita (59 cm.) rispetto all’ inizio carriera. Quelle da pista la misura e’ 59/60.
Il manubrio è il tipo franco-belga tagliato di un centimetro da Coppi stesso. La lunghezza dell’attacco manubrio varia, 10 cm. o 11,5 cm. secondo la misura del tubo orizzontale.
Riguardo alla sella e’ stato scritto più volte che ha usato sempre la stessa. Ciò non è vero.
Ha usato sempre lo stesso “tipo” di sella non la stessa sella: una Brooks B17. Saltuariamente la Worligh, entrambe inglesi.

Paolo Amadori

21 febbraio 2010

LA BIANCHI


Bianchi mod. Impero 1939

La storia della Bianchi si intreccia e si identifica con la gloriosa evoluzione dei veicoli meccanici, che, iniziati con l'avvento del velocipede, ha raggiunto attraverso la motocicletta e l'automobile la magnificanza tecnica attuale. Questa ascesa trionfale è stata vissuta da attrice diretta dalla Bianchi che fin dal 1885 nella sua piccola sede di Via Nirone, dava opera ed ingegno per imporre un sigillo di originalità ai primi velocipedi italiani.
Il rozzo veicolo, che soltanto verso il 1870, grazie all'applicazione dei pedali inventati dal fabbro Michaux, cominciava a cattivarsi le simpatie di un pubblico ancora ristretto, veniva di anno in anno modificandosi e perfezzionandosi, finchè nel 1880 con la comparsa dei primi bicicli metallici, compiva un deciso passo verso la sua completa evoluzione.
Nel 1886 la Bianchi lanciava un suo originale modello nel quale la ruota anteriore era più piccola di quella posteriore e poco dopo, un altro nel quale le due ruote avevano uguale diametro.
La bicicletta era nata e nel 1888 la Bianchi presentava il primo modello con gomme pneumatiche.
Le prime gare internazionali accendevano gli animi.
Siamo nel 1899 a Parigi, era in giuoco il prodotto nazionale, la prova di gagliardia dei primi campioni del mondo. Sulla pista volavano "macchine possenti" e veloci, i primi velocisti, anima e nervi protesi nello sforzo gagliardo, si contendevano la palma. Ecco, la bicicletta Bianchi avanza irresistibile fra le altre, la guida un giovane, Giovanni Tommaselli, garetto d'acciaio, cuor di leone, un ultimo rabbioso potente anelito, essa taglia il traguardo, ha vinto e con essa l'Italia trionfa.
Da allora Edoardo Bianchi e Giovanni Tommaselli hanno legato nome e anima, senno e mente alla Bicicletta Bianchi.

Dal catalogo Bianchi 1935 - Cinquantenario della Fondazione.

15 febbraio 2010

Velocità astratta+rumore


Foto di Pier Paolo Zani 1985


E' il titolo di una tela ad olio di Giacomo Balla 1913-14, centrata sul tema dell'alterazione del paesaggio in seguito al passaggio di una bicicletta o di una automobile.

Il tema della velocità molto caro ai "futuristi" vede nella bicicletta il "nuovo mezzo" che porta l'uomo in un rapporto diverso con ciò che lo circonda e, inebriato dalla velocità la strada, gli alberi, le colline si fondono fino a fare tutt'uno col corpo del ciclista e la sua bicicletta.
Paolo Amadori

13 febbraio 2010

Disegnando sulle strade


Taurus mod. 25 - 1938

Non c'è dubbio, forma e figure sono in grado, del tutto naturale, di darci emozioni, e di farci pensare. Guardando una bicicletta da corsa provoca questo tipo di piacere. Sentiamo che il disegno di una bicicletta da corsa è unico. E' bellissimo. Forse questo dipende dal fatto che quella forma soddisfa nel miglior modo possibile certe funzioni : leggerezza, scorrevolezza, adattabilità.

Andando in bicicletta, quando le strade della città sono vuote o quasi, hai la sensazione di tracciare un disegno sull'asfalto con la ruota anteriore. Basta spostare un pò il manubrio a destra a sinistra. Puoi curvare, anche di poco, di pochissimo, senza neanche bisogno di pensare. Non è la tua mente, è il tuo corpo che decide l'andamento delle linee di questo immenso disegno.

Tutto succede in leggerezza, molto dolcemente. E' bello come disegnare facendo muovere la matita sul foglio di carta. Non lo vedi, il disegno, che stai facendo con la ruota della tua bicicletta. Ma lo senti.

Emilio Tadini - artista e scultore - Da l'arte della bicicletta.