Dedicato alla bicicletta nella storia, nella letteratura, nell'arte. Il suffisso -oide indica somiglianza, superamento. La bicicletta che supera sè stessa e porta l'uomo dal XIX al XXI secolo
Pagine
7 dicembre 2010
TOUR 1938 - BARTALI E LA LEGNANO
27 settembre 2010
FAUSTO COPPI - RAPPORTI USATI AL TOUR DEL 1949
Cannes - Briancon Km. 274
47/50 15-17-20-23-24 (Colli d'Allos-Izorad-Vars 1° Bartali 2° Coppi soli)
(pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Briancon - Aosta Km. 257
47/50 15-17-20-23-24 (Colli Monginevro-Moncenisio-Iseran
piccolo s.Bernardo)
(pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Aosta - Losanna Km. 265
47/50 15-17-20-23-24 (Colli Gran s.Bernardo-Des Mosses)
(pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Losanna - Colmar Km. 280
47/50 15-16-17-19-21 (Colli La Vue des Alpes-Bonhomme)
(pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Colmar - Nancy Km. 137
47/50 15-16-17-18-20 (Cronometro individuale)
Nancy - Parigi km. 340
47/50 15-16-17-19-21 (1° Coppi 2° Bartali)
di Paolo Amadori
Fonte: Pinella de Grandi
21 settembre 2010
ALTRI CAMBI CAMPAGNOLO
12 agosto 2010
LETTERATURA CICLISTICA D'ANTIQUARIATO
Paolo Amadori
5 maggio 2010
Bartali 10 anni fà, viva Bartali
Cinque MAGGIO 2000
Ei fu. Siccome mobile
per tanta pedalata
passò l’anima mitica
la soglia tribolata,
così per niente tacita
l’Italia al nunzio sta'.
Canta le lodi ultime
al Gino nazionale,
né sa quando un simile
bel colpo di pedale
le sue montagne splendide
ad esaltar verrà.
Dal Rolle alla Scoffera,
dal Galibier al Ghisallo,
quel gran securo al rosa
fece seguire il giallo.
Trionfò nelle Saneremo,
sui monti di Briancon.
Fu vera gloria? I posteri
non dovran dar sentenza,
bensì chinar la fronte
a Dio e alla sua potenza
che volle in bicicletta
più vasta orma stampar.
Oh, quante volte àfono
narrar se stesso imprese...
Senz’altro anche nell’ésito
i suoi ricordi accese
e dei giorni che furono
lo assalse il sovvenir.
Pensò alle balze ripide,
alle volate impàri,
ai lampi dei fotografi,
all’ombra dei gregàri
e al timido gregario
che Fausto diventò.
Coppi arrivò. Due uomini
un contro l’altro armati
divisero l’Italia
dal tifo frastornati.
La morte or li accomuna
nel nostro gran dolor.
Carlo Delfino
2 maggio 2010
Rudi Altig e la sua Sanremo del 1968
Restauro conservativo eseguito da Gabriele Bocchi - Bici vintage Parma
15 aprile 2010
Il Campionissimo e la sua Bicicletta

Questa bicicletta è stata trovata nel 1969 nella cantina della villa di Fausto Coppi a Novi Ligure.Costruita alla fine del 1945 nel Reparto Corse Bianchi dal telaista Valsassina. Misura del tubo piantone cm. 60 da centro a fine. Misura del tubo orizzontale 57 cm. da centro a centro.
Copenhagen 1949 - Campione del Mondo inseguimento
Negli anni quaranta il Reparto Corse Bianchi per ottenere leggerezza nel ruotismo della bicicletta per corse su pista, elaborò alla sua pedivella destra in acciaio a cinque viti, un particolare ingranaggio in lega speciale fornitogli dalla casa inglese BSA con dentatura a passo Humber 25 denti. Pedivelle Bianchi 171 mm. scanalatura interna. Perno centrale del 1938 con particolare lavorazione per alleggerimento.





10 aprile 2010
Tano Belloni

Arriva maggio; ritorna come tutti gli anni il Giro d’Italia.
L’anno scorso, 2009, in occasione della ricorrenza centenaria si sprecarono i libri che andavano alla ricerca del ciclismo storico ed eroico dei pionieri. Quest’anno non ne parlerà più nessuno del caro vecchio Giro….e dei suoi anni migliori…
QUALE OCCASIONE PIU’ PROPIZIA PER RICORDARE QUINDI, LONTANO DA CASSE DI RISONANZA E MOMENTI D’OCCASIONE, un protagonista del bel ciclismo di un tempo?
E’ pronto, fresco di stampa, un lavoro dell’ormai noto duo Delfino-Petrucci, studiosi di storia del ciclismo, su il misconosciuto Tano Belloni, corridore degli anni venti, noto soprattutto ai rari cultori come “eterno secondo”.
Il libro edito dal FIORINO di Modena si intitola appunto “TANO, LA BUSCA!” Il ciclismo di Tano Belloni, “eterno secondo” che sapeva vincere.
La prefazione di Claudio Gregori impreziosisce il lavoro.
Balza subito agli occhi il titolo del libro quantomeno singolare: perché LA BUSCA? Ce lo spiegano gli autori.
“….Belloni in gioventù ha il vezzo di correre con il fazzoletto in bocca. In seguito per soddisfare il suo desiderio fremente di avere qualcosa tra i denti, usa una cordicella arrotolata attorno al collo la cui estremità viene masticata.
Questo suo comportamento che all’inizio desta ilarità, complici gli ottimi risultati che riesce a conseguire, diventa un corollario indispensabile al suo “essere corridore”.
Al velodromo Sempione di Milano, Belloni trova molti estimatori per la sua generosità. Però, quando i tifosi lo vedono senza questa sorta di collana, lo apostrofano bonariamente urlandogli a gran voce : “ Tano, la busca! “. Busca infatti in milanese significa pagliuzza e Belloni accontenta il pubblico; entra sul prato in maniera istrionica, stacca un filo d’erba particolarmente lungo e se lo infila tra i denti. L’applauso scatta fragoroso. Tano è pronto per un’altra sfida…..”
Nato a Pizzighettone nel 1892, da fanciullo rischiò di morire annegato in Adda. Quando i suoi si trasferirono a Milano si dedicò in principio allo sport della lotta libera. Ballerino formidabile ed eccelso giocatore di carte e biliardo, fu grande protagonista del ciclismo di tempo di guerra (ricordiamo che Tano non fece il militare perché da ragazzo si amputò due falangi al tornio…) ma trovò ben presto sulla sua strada il primo Campionissimo: Costante Girardengo che, nonostante fosse un grande amico, lo batté spesso (da qui il soprannome). Tuttavia la sua carriera fu brillante e Tano trovò spazio anche all’estero dove ottenne successi importanti. Corridore completo anche in pista e anche nel ciclocross, non fece fatica ad imporsi nelle Sei Giorni d’oltreoceano. Ma una parte notevole della sua vita ciclistica si estese al dopoguerra con la sua presenza costante ed estrosa al seguito delle corse professionistiche e al Vigorelli di Milano di cui fu per una trentina d’anni il direttore.
Il libro è di 160 pagine con un centinaio di foto significative e lo si può richiedere all’Editore Il Fiorino Modena
24 marzo 2010
LA BICICLETTA ROSSA

In alto - Ciclo "Balilla" della ditta Giordani di Bologna - Primi anni '30 - telaio stampato
Veniva costruito anche con il sidecar laterale. Era il piu' bel regalo dell'epoca
In basso - Bici marca "Colibrì" - anni '30 - ruote da 14" pollici - cerchi in legno
freno tampone anteriore

Bici "B.s.a." da bambina - anni '30 - ruote 18" pollici
freno anteriore e posteriore rigidi ad asta.
Bici da Bimbo anni '30 - ruote 18" pollici
freno anteriore e posteriore rigidi ad asta

In alto - Bici "Gloria" da bambina - anni '40 - ruote 18" pollici - cerchi in legno
freno anteriore e posteriore rigidi ad asta
In basso - Tandem bimbo/bimba - anni '40 - ruote 18" pollici - cerchi in legno
freno anteriore e postariore rigidi ad asta

Bici anni '50 - ruote 12" pollici
Mod.800 - metà anni '60 costruito dalla Ditta Aurelia
di Borgo s.Dalmazzo (Cn) - la ruota posteriore è in gomma piena nera

In alto - Bici corsa della Giordani - metà anni '60 - gomme piene
In basso - Bici corsa "Bianchi" - fine anni '70 - ruote 21" pollici - cambio 3 velocità
La bicicletta oggi come ieri rimane il regalo più desiderato dai bambini.
Dopo la conquista dei primi passi, lo stare in equilibrio su di una biciclettina, rappresenta una piccola sfida alla legge di gravità la quale non impedisce di spostarsi speditamente senza toccare i piedi a terra.
La ricerca dell’equilibrio è la prima piccola conquista dello spirito umano, segno d' indipendenza e fonte di gioia.
Le case produttrici di biciclette fin dai loro inizi costruirono bici per bambini.
E certamente lo erano loro, i bambini.
Queste mie biciclette del periodo: dagli anni ’30 alla fine degli anni ’70 sono ora al "Museo del Ciclismo" di Sergio Sanvido a Cesiomaggiore provincia di Belluno.
Se tornassimo indietro nel tempo e chiedessimo ad un bambino di che colore vorrebbe la bicicletta, la sua risposta sarebbe una sola: rossa.
1 marzo 2010
IL PRIMO VOLO DELL'AIRONE

Ma per noi è Fausto Coppi è ancora vivo. Ha novant’anni e abita nei nostri cuori e nei sogni di ogni ragazzo che sale su una bicicletta.
E’ per questo che più che la commemorazione della morte (l’Africa, la malaria, l’agonia, l’imperizia dei medici… di questo parleranno tutti…..) vogliamo raccontare la “nascita” del Campionissimo. Vogliamo raccontare quel Giro d’Italia 1940 che vide l’affermazione di un giovane appena ventenne, contro tutti i pronostici e contro gli unanimi pareri degli esperti.
Vogliamo raccontare anche di quei campioni che, pur nella semplicità e nella modestia, seppero coinvolgere le folle infinitamente più di qualsiasi altro evento sportivo.
Vogliamo ricordare i protagonisti di quel Giro d’Italia; una teoria di facce piene di fatica, di gioventù; schiette facce “da ciclismo”, ricche di vigore, sincerità e correttezza. Per gli italiani dell’epoca rappresentarono un fulgido esempio di rettitudine e moralità, il fiore di una generazione presto perduta nei gorghi maligni e venefici di una guerra assurda voluta dall’Impero del Male. Per l’Italia degli anni Trenta quei meravigliosi giovani che vissero con la speranza nel cuore e con le ali ai pedali furono stimolo alla voglia di sognare che, purtroppo, fu ben presto annichilita dal tragico conflitto che si andava apparecchiando. Infatti, per un centinaio di giovani che si apprestavano all’annuale cimento sportivo più importante d’Europa, tanti altri, molti di più, anzi troppi di più, si armavano e venivano spinti ad un’era di guerra, di violenza e di prevaricazione: epoca in cui una forza ottusa ed intollerante doveva dominare sul libero mondo delle idee e del dialogo.
Il Giro agonisticamente si mette subito male per la Legnano del direttore sportivo Eberardo Pavesi: Bartali cade nella discesa della Scoffera e si infortuna gravemente. Pare che non sia più in grado di proseguire. Ma la grinta agonistica del toscano prevale sui cerotti e la sua corsa continua. Sale allora in cattedra un coequipier di Gino, il cremonese Pierino Favalli il quale prende la maglia rosa. Poi gliela strappa di dosso lo scalatore torinese Enrico Mollo dell’Olympia, ma, inopinatamente, con la regia di un Gino Bartali a mezzo servizio ma più che mai uomo squadra, un giovanissimo segaligno e timido, dalla faccia aguzza e dal sorriso timoroso, quasi diventa un gigante e conduce a Milano un “Giro” che si rivela interessantissimo, incerto e combattuto: un “tutti contro tutti” dalle mille sorprese e verità.
Coppi, l’ancora sconosciuto Fausto Coppi, si erge a vincitore, sorprendente ma meritevole. Il suo è il successo inaspettato di un ragazzo, quasi di un “cucciolo”, la vittoria di un campione ancora in fieri: il primo, grande, volo di un meraviglioso “Airone” Ma, come ricorda la “Gazzetta” nel giorno del trionfo, è pur sempre e principalmente un “coscritto” e tanto basta per capire in che clima sta vivendo lo sport, ma in generale tutta una nazione, anzi un intero continente. Fatto quanto mai emblematico, il giorno seguente la conclusione di quel “Giro”, l’Italia entra in guerra: la Storia, la nostra Storia, non sarà più quella di prima. L’Italia, la nostra Italia, morirà ma, splendida Araba Fenice, saprà risorgere dalle sue macerie e dalle sue ceneri.
In questi ultimi anni il clima in cui si muove il ciclismo del Duemila non è così drammatico ma è altrettanto sconcertante e amaro. Il “fenomeno doping” e l’insipienza dirigenziale sta martoriando ed uccidendo il ciclismo quasi come i bombardamenti e quasi come una guerra, una tragica e stupida guerra.
Ma come miracolosamente successe per l’Italia al termine della “Seconda Guerra Mondiale”, ci aspettiamo tutti, prima o poi, una vera, autentica rinascita.
Il libro IL PRIMO VOLO DELL’AIRONE
di Carlo Delfino e Giampiero Petrucci
248 pagine più di 150 immagini in buona parte inedite
Edizioni BradipoLibri Torino
28 febbraio 2010
BIANCHI da CORSA - Modelli e Cambi dal 1920 al 1985
Modelli
M - Giro d’Italia: fino al 1932
SAETTA – Corse su strada: nel 1933 - dal 1936 al 1939
OLMO-BOVET - nel 1934 - 1935
FOLGORE – Corse su strada: dal 1940 al 1951/52
FOLGORISSIMA - nel 1949
PARIGI-ROUBAIX - dal 1949 al 1953 (chiamata Parigi-Roubaix dal 1950)
TOUR de FRANCE - dal 1952 al 1953
CAMPIONE del MONDO - dal 1953 al 1980 (dalla metà anni ’70 non è più di alta gamma)
SPECIALISSIMA - dalla fine anni ’50 al 1984
BARCELLONA - dal 1974 da 1980 (modello Top in quel periodo; l’ordine di gamma del periodo è: Barcellona - Superleggera - Specialissima - Campione del Mondo - Record)
CENTENARIO - nel 1985
Cambi
ANNI ’20 Giro ruota (pignone fisso + 1 o 2 o 3 pignoni) fino primi anni ‘30
PRIMI Anni ’30 Cambio Vittoria
META’ Anni ’30 Cambio Vittoria Margherita fino al 1949/50
(nel 1949 sarà modificato e chiamato Campionissimo)
FINE Anni ’30 Campagnolo a due leve fino al 1951/52
(prodotto anche con leva sbloccaggio più lunga detto “Sport”)
Dal 1949 Campagnolo una leva fino al 1952
(prodotto in tre tipologie – senza scritta Parigi-Roubaix
Nel 1952 Campagnolo Gran Sport “extra” (rarissimo – con gabbia allungata)
Dal 1953 Campagnolo Gran Sport 3° tipo fino al 1963
Dal 1963 Campagnolo Record fino al 1967
Dal 1967 Campagnolo Nuovo Record fino al 1980/81
Dal 1973 Campagnolo Super Record fino al 1987
Dal 1985 Campagnolo C-Record
22 febbraio 2010
UMBERTO DEI: l'uomo; lo sportivo; l'industriale

L.a.f lettera autografa firmata U.Dei - 2 facciate - Pegli 10 marzo 1962
Questo era Umberto Dei, l'uomo, lo sportivo, l'industriale.
E' un piccolo ma importante pezzo di storia dell'industria ciclistica in Italia.
Paolo Amadori
SULLE BICICLETTE BIANCHI DI FAUSTO COPPI
Ecco dunque alcune considerazioni sul famoso e segretissimo elenco delle biciclette BIANCHI usate da Fausto Coppi, compilato da Pinella (Giuseppe de Grandi) meccanico della Bianchi e di Coppi.
Esso e’ composto da quattro fogli di quaderno scritti a mano. Prospetto Telai I (2 fogli), Prospetto Telai II (2 fogli).
Sono elencati i numeri di telaio, l’anno, e la misura delle bici di tanti corridori famosi della squadra Bianchi dal 1945 al 1968. (misura del piantone: da centro a fine)
Il Prospetto Telai I elenca 46 biciclette di Coppi.Prima sono elencate quelle da strada dal 1950 al 1955, (29 bici), seguono quelle da pista dal 1949 al 1955, infine l’anno 1945, (17 bici).
Due telai del 1950 e due del 1955, sono segnati doppi, cioe’ sia come telaio strada, che telaio pista. Evidentemente una svista.
Alla fine del 1945 ha firmato il contratto con la Bianchi.
Le biciclette da pista segnate sono 17 e coprono l’intero periodo da lui corso in pista con la Bianchi 1946/1955.
Le bici da strada segnate sono 29. Mancano tutte quelle del periodo iniziale “costruite” dalla Bianchi dalla fine del 1945 inizi '46 al 1949 oltre a quelle del 1958. Considerato una media di 4 biciclette l’anno, sono altre 25 biciclette circa.
Pinella (entrato nella Bianchi nel 1949 voluto da Coppi), ha scritto questi quattro fogli di quaderno nel 1968, l’ultimo telaio scritto ha tale data di costruzione. Evidentemente Pinella non ricordava o non aveva segnati tutti i numeri di telaio, inoltre fa’ anche qualche svista, (uno 0 mancante, qualche correzione sui numeri già scritti, due doppioni), una cosa pero’ e’ certa, non esistono altri fogli riguardanti le bici del Campionissimo.
…..La storia delle biciclette di Coppi non e’ certificata da alcun documento, se si eccettuano i leggendari fogli di quaderno dove l’altrettanto leggendario Pinella scrisse a mano l’elenco di queste biciclette… (da Gazzetta dello Sport Magazine del 1998)
Le misure del telaio sono diverse: 59 - 60 e 61. Dalla fine del 1954 la misura delle biciclette da strada è diminuita (59 cm.) rispetto all’ inizio carriera. Quelle da pista la misura e’ 59/60.
Il manubrio è il tipo franco-belga tagliato di un centimetro da Coppi stesso. La lunghezza dell’attacco manubrio varia, 10 cm. o 11,5 cm. secondo la misura del tubo orizzontale.
Riguardo alla sella e’ stato scritto più volte che ha usato sempre la stessa. Ciò non è vero.
Ha usato sempre lo stesso “tipo” di sella non la stessa sella: una Brooks B17. Saltuariamente la Worligh, entrambe inglesi.
Paolo Amadori
21 febbraio 2010
LA BIANCHI

Il rozzo veicolo, che soltanto verso il 1870, grazie all'applicazione dei pedali inventati dal fabbro Michaux, cominciava a cattivarsi le simpatie di un pubblico ancora ristretto, veniva di anno in anno modificandosi e perfezzionandosi, finchè nel 1880 con la comparsa dei primi bicicli metallici, compiva un deciso passo verso la sua completa evoluzione.
Nel 1886 la Bianchi lanciava un suo originale modello nel quale la ruota anteriore era più piccola di quella posteriore e poco dopo, un altro nel quale le due ruote avevano uguale diametro.
La bicicletta era nata e nel 1888 la Bianchi presentava il primo modello con gomme pneumatiche.
Le prime gare internazionali accendevano gli animi.
Siamo nel 1899 a Parigi, era in giuoco il prodotto nazionale, la prova di gagliardia dei primi campioni del mondo. Sulla pista volavano "macchine possenti" e veloci, i primi velocisti, anima e nervi protesi nello sforzo gagliardo, si contendevano la palma. Ecco, la bicicletta Bianchi avanza irresistibile fra le altre, la guida un giovane, Giovanni Tommaselli, garetto d'acciaio, cuor di leone, un ultimo rabbioso potente anelito, essa taglia il traguardo, ha vinto e con essa l'Italia trionfa.
Da allora Edoardo Bianchi e Giovanni Tommaselli hanno legato nome e anima, senno e mente alla Bicicletta Bianchi.
Dal catalogo Bianchi 1935 - Cinquantenario della Fondazione.
15 febbraio 2010
Velocità astratta+rumore
Foto di Pier Paolo Zani 1985
E' il titolo di una tela ad olio di Giacomo Balla 1913-14, centrata sul tema dell'alterazione del paesaggio in seguito al passaggio di una bicicletta o di una automobile.
Il tema della velocità molto caro ai "futuristi" vede nella bicicletta il "nuovo mezzo" che porta l'uomo in un rapporto diverso con ciò che lo circonda e, inebriato dalla velocità la strada, gli alberi, le colline si fondono fino a fare tutt'uno col corpo del ciclista e la sua bicicletta.