26 settembre 2013

LIBRO NEWS: LE BICI di COPPI



Paolo Amadori e Paolo Tullini

Le bici di Coppi

Il tesoro ritrovato di Pinella De Grandi
e la vera storia delle biciclette
del Campionissimo

 
La storia di un ritrovamento che scuoterà
il mondo del collezionismo ciclistico.
La ricostruzione fedele, a prova di documentazione
storica, delle biciclette Bianchi utilizzate
da Fausto Coppi nel corso della sua straordinaria
carriera.
Un volume imperdibile pubblicato da Ediciclo Editore
In vendita in tutte le librerie per tutti gli appassionati
di memorabilia e di vintage.
Il libro sarà presentato in anteprima all’Eroica 2013
a Gaiole in Chianti.

 Uscita in libreria:  Settembre 2013

 Piano dell’opera

Prefazione di Carlo Delfino
Introduzione
1. Intervista alla signora Caterina nipote
di Pinella De Grandi
2. Pinella e la valigetta delle meraviglie
3. I Registri del Reparto Corse Bianchi
4. I segreti di Pinella
5. La corrispondenza di Pinella
6. Schede tecniche delle biciclette di Fausto Coppi
- Le Bianchi
- La Legnano del Record dell’ora
- La Masi/Coppi
- La Bianchi di Serse Coppi
7. Dalle vittorie di Fausto Coppi alle biciclette Bianchi
celebrative di serie
8. Note tecniche su telai e componenti
9. Intervista al costruttore Alberto Masi e al meccanico
Giuseppe Drali

Tanto è stato scritto su Fausto Coppi, corridore e uomo
sulle sue imprese, sulla sua morte e sulla costruzione
di un vero e proprio mito. Poco invece è stato detto
del rapporto tra il Campionissimo e le sue biciclette.
Questo libro parte proprio da qui, dall’appassionata
ricerca e descrizione delle biciclette Bianchi usate
dal Campionissimo nel corso della sua carriera, dal 1945
al 1958. E tutto questo è stato possibile grazie a uno
straordinario ritrovamento: i Registri storici di produzione
del “reparto Corse” della Bianchi. Da una valigetta
dimenticata - quella di Pinella De Grandi, forse il più
famoso meccanico della storia del ciclismo, soprannominato
“Pinza d’Oro” - e recuperata da Paolo Amadori,
uno dei due autori del libro, è uscito un vero tesoro.
Oltre ai Registri storici, che si pensava fossero andati
irrimediabilmente perduti con i numeri di telaio
e le misure delle biciclette costruite per tutti i
corridori Bianchi dai primi anni ’40 a fine anni ’60,
sono tornati alla luce i quaderni di appunti e i diari
di Pinella, in cui il meccanico dei campioni annotava,
giorno per giorno, particolari tecnici e note sulle
prestazioni dei ciclisti in corsa (al Giro, al Tour
e in altre competizioni).
Grazie a questi documenti inediti, Amadori e Tullini
hanno minuziosamente catalogato, tra le 70 biciclette
utilizzate da Fausto Coppi durante la sua carriera alla
Bianchi (dal 1945 al 1958), i 13 modelli originali e hanno
fornito per ciascuno di loro, un’accurata descrizione
tecnica e una ricca documentazione fotografica, raccontando
in un nuovo modo, e anche grazie a inedite immagini,
le imprese ciclistiche in cui quelle biciclette hanno
accompagnato il Campionissimo.

 
Chi ama il ciclismo non può prescindere da Fausto Coppi e chi
ama Fausto Coppi, deve per forza riconoscere che l’affidabilità,
l’eleganza e la robustezza della sua leggendaria Bianchi, sono
stati per anni e anni alleati fedeli e “compagni di squadra”
affettuosi. La bicicletta di Fausto Coppi e “il Campionissimo”!
Un binomio inscindibile. Per tutta la carriera Fausto Coppi segue
in maniera maniacale l’allestimento della propria Bianchi.
Ne respira il telaio variando con i maestri telaisti della casa
“biancoceleste” millimetriche angolazioni e misure; addotta di
volta in volta originali soluzioni componentistiche, sperimentando
nuovi accessori. La sua bicicletta era la “sua” bicicletta, e
basta!
[…] Soltanto una volta accettò una bicicletta non sua, ma la
guerra era in corso e non si poteva certo andare tanto per il
sottile. Chissà che fine avrà fatto il mezzo meccanico che gli
regalò Giuseppe D’Avino quando nella sua bottega di falegname
gli disse con la voce piena di commozione: “Tenite”. Chissà
chi aveva avuto l’onore di assemblare quei tubi che avrebbero
permesso a Fausto di tornare alle corse e dopo qualche mese
alla “normale” vita da campione. Di che marca sarà stata? Non
sono mai riuscito a saperlo. Quasi sicuramente non lo sapremo
mai… Sappiamo però quali sono state le altre biciclette di
Fausto Coppi e in questo lavoro degli amici Amadori e Tullini
ne ammiriamo almeno una dozzina che fanno bella mostra in
giro per l’Italia. Ognuna ha la sua storia di autenticità, tutte ci
raccontano del Campionissimo e della sua unicità e irripetibilità
nel mondo del pedale.

Dalla prefazione di Carlo Delfino, storico del ciclismo

 

7 novembre 2012

Registri REPARTO CORSE BIANCHI - Biciclette BIANCHI di FAUSTO COPPI

LE BICICLETTE di FAUSTO COPPI
Importante ritrovamento dei REGISTRI REPARTO CORSE della Bianchi
la meravigliosa “valigia di Pinella”

di Carlo Delfino

Esistono personaggi che con il loro spessore hanno caratterizzato il “periodo d’oro” del ciclismo, anni ricchissimi di corridori, di storie, di personaggi che ancora oggi incantano con la loro freschezza. Uno di questi è stato senz’altro Giuseppe de Grandi, torinese classe 1908, il più noto meccanico del ciclismo del dopoguerra. Conosciuto anche come “Pinella”, fu soprannominato da Monsieur Goddet “pinza d’oro” quando lo stesso “Patron”, durante il Tour del 1949, fu testimone di un cambio di tubolare a tempo di record in favore di Fausto Coppi.
Prima di essere meccanico, Pinella fu corridore. Partecipò alle durissime competizioni degli anni venti, gli anni della polvere e del fango. Abbandonato le corse iniziò a lavorare come meccanico alla Frejus nel 1934, e si prese cura di Martano, Cipriani, Bizzi e Valetti.
Fu chiamato da Girardengo al Tour del 1937 e 1938, e fu lui che mise a punto le biciclette di Bartali. Nel febbraio del 1952 passò alla Bianchi (voluto da Coppi), i suoi collaboratori erano, il bravissimo Gilardi e l’abile Farina.

                                                        (Archivio Pinella)

Il sodalizio Coppi-Pinella portò la Bianchi a risultati straordinari dal Giro e Tour del 1952 al Giro e Mondiale del 1953.
Ha avuto al suo attivo 19 giri d’Italia, 15 Tour de France, 13 Campionati del mondo, 2 Olimpiadi, Londra 1948 e Melbourne 1956, alcuni mondiali di ciclo-cross, giri di Svizzera e una infinità di gare in Italia e all’estero. A fine carriera divenne Direttore Sportivo della Squadra Bianchi. Morì nel 1981.

                          In pista Coppi e Pinella in una riunione primi anni ‘50

 Pinella è senza alcun dubbio l’uomo che più di ogni altro ha custodito i segreti delle biciclette di grandi Campioni. I meccanici, sono per la bicicletta ciò che i massaggiatori sono per gli atleti. Per i meccanici la bicicletta è un essere vivo e sensibile che ha bisogno di particolari cure e la soddisfazione più grande è quella di vederla vittoriosa ai traguardi più importanti.
 
E adesso tenetevi forte perché arriva l’importante notizia.
Il romagnolo d.o.c. Paolo Amadori, appassionato collezionista di bici d’epoca e documentazione del ciclismo eroico ha ritrovato l’archivio di Pinella de Grandi.
Una valigetta in tela con la scritta “Melbourne 1956” e l’etichetta: Pinella de Grandi, Milano, Italia. Inutile dire che per chi ama il ciclismo dentro c’è un vero tesoro.
Fotografie, appunti, quaderni, lettere, giornali e con grande sorpresa i Registri del Reparto Corse Bianchi, ritenuti irrimediabilmente perduti durante i vari traslochi della Bianchi, in particolare l’ultimo da Via degli Abruzzi a Treviglio.
 
l'archivio di Pinella de Grandi

Una scoperta sensazionale che dice una parola pressoché definitiva sulle mitiche Biciclette Bianchi costruite da Valsassina, Gilardi e Pinella, per tanti campioni: da Anquetil a Baldini, Maspes, Gimondi, Altig, ma soprattutto per il Campionissimo Fausto Coppi.
Sulle biciclette di Fausto si è favoleggiato in tutto il mondo. Quante saranno state, quante le vere, quante le false, quante ne esistono ancora, da dove provengono e attraverso quali passaggi di mano. Come è possibile dimostrarne l’originalità…
Ora, grazie a Pinella e i suoi registri, sappiamo che queste biciclette furono in totale 70: 53 da strada e 17 da pista.

                                           Coppi in Pista Copenhagen 1949

Dall’accurata analisi dei "Registri", conservati gelosamente per oltre trent’anni dalla nipote di “Pinella” Signora Caterina e dalla corrispondenza allegata, si possono stabilire i seguenti punti fermi.

I. Le biciclette costruite per Fausto Coppi dalla fine del 1945 al 1958 (con la pausa degli anni 1956/1957), furono settanta;
II. I telai della squadra corse, come risulta da una corrispondenza trovata in allegato ai registri, erano riverniciati e venduti a concessionari e privati che ne facevano richiesta.
          I quattro Registri Bianchi Reparto-corse  ritrovati  (Archivio Pinella)

Ma andiamo con ordine:
Prima della seconda guerra mondiale all’interno della Fabbrica Biciclette Bianchi non esisteva un vero e proprio “reparto corse”, ma solo una sezione “reparto costruzioni veli speciali” (lo chiameremo così solo per differenziarlo dal reparto produzione di serie), probabilmente diretto dall’allora Direttore Sportivo Erminio Cavedini.
Tale reparto costruiva oltre ai telai corsa anche alcuni telai speciali per i modelli di punta della casa milanese, quali: Impero, Sovrana, Olmo, Bovet, Freccia, Folgore, Sportman ecc.
La numerazione dei telai era unica cioè per tutta la produzione Bianchi. Mentre non esisteva un “registro di normale produzione”; il “reparto specializzato” annotava su dei propri registri i telai costruiti inserendo a margine dei telai il nome del corridore destinatario, oppure il nome del cliente se quest’ultimo era un personaggio di una certa fama.
Nel 1941/42 la Bianchi era arrivata a una numerazione generale composta di sette cifre, cioè superiore il milione, e aveva proseguito fino al 1942/43 tale progressività (unmilione35mila).
Poi la numerazione ripartì non da zero ma da B 6000, com’è indicato nei registri del “reparto specializzato”. La “B” sarà poi abbandonata, ma è quasi impossibile stabilire in quale esatto periodo.
Come detto, tale reparto costruiva oltre ai telai per la squadra corse, anche telai del tipo Folgore o Freccia o addirittura “speciali”, per personaggi famosi quali Primo Carnera, Ardito Desio e altri che erano annotati a margine dei dati tecnici; dopo la seconda guerra mondiale, il numero di queste “speciali” divenne molto più esiguo rispetto a prima.


              Registro Bianchi Reparto corse - pagina interna (Archivio Pinella)

Dagli anni 1946/47 inizia il periodo d’oro per il ciclismo italiano, è il periodo dei grandi campioni e il così detto “reparto specializzato” diviene a pieno titolo il “Reparto Corse”.
Da questo momento la produzione dei telai fu evidentemente più orientata alla squadra corse, ma la numerazione rimane sempre compresa fra quella della normale produzione, che riservava al “Reparto Corse” un certo quantitativo di numeri che il reparto timbrava in ordine progressivo nel proprio registro all’inizio di ogni anno. Se alla fine dell’anno non tutti i numeri erano utilizzati, quelli rimasti venivano annullati con la scritta “non costruiti”.
Infatti, nei registri si passa dalla serie numerazione 87mila del 1945 ai 91mila e ai 116mila del 1946, ai 171mila del 1947/48/49, ai 231mila del 1950.
Solo alla fine del 1952, inizia la nota numerazione a sei cifre riservata al “Reparto Corse”, che comincia sempre con il 999. Da quel momento in poi i telai sono costruiti esclusivamente per i corridori della squadra Bianchi o altri campioni, i cui nomi vanno da Coppi, Anquetil a Baldini, Rivière, Gimondi, Altig e tanti altri.
La numerazione dei telai parte dal n. 999001 di fine 1952, al n. 999480 di fine 1968: solo 480 telai fabbricati nell’arco di sedici anni.
Dal 1969 non sono stati più costruiti telai dal reparto corse, e questa numerazione è terminata con il telaio n. 999480. Nello stesso anno la Bianchi terminò l’attività di squadra e chiuse il reparto corse.
Dalle annotazioni a margine dei registri ritrovati, si evince che l’ultimo telaio costruito da Valsassina fu il n. 116903 del 1947, il primo costruito da Luigi Gilardi fu il n. 116904 sempre del 1947.

           Registro Bianchi Reparto corse - pagina interna (Archivio Pinella)

Fra i tanti reperti giacenti nella valigia, contestualmente ai Registri del Reparto Corse Bianchi, ci sono alcuni fogli dattiloscritti con la traduzione di un’intervista che un giornalista francese (non menzionato) fece a Pinella De Grandi dal titolo: “Quello che dice Pinza d’oro”. Nel corso dell’articolo si legge: “…. Pinella De Grandi mi ha parlato sovente di Fausto Coppi, suo campione e suo amico: “E’ esigentissimo per quanto riguarda la manutenzione del materiale, – mi disse – ma il suo modo di ammirare la bicicletta ogni mattina, con tenerezza, questo suo modo particolare di verificare fino nei minimi particolari, di riscoprire ogni mia “trovata”, mi compensa di qualsiasi sforzo …”
È da Pinella che ho appreso che Fausto Coppi, durante le sue corse a tappe, insisteva affinché il nastro adesivo del suo manubrio fosse cambiato ogni mattina, perché “un manubrio pulito e un velo tirato a lucido ispirano fiducia”.

                          Coppi nel 1954 sull’ammiraglia Bianchi, Tragella        
All’interno della valigetta ci sono fra le altre cose due diari di appunti con indicazione dei rapporti usati dai corridori e con note tecniche come la cura, la pressione dei tubolari, le condizione del tempo, le forature… insomma un’ immensa quantità di notizie che ci aiutano a capire come si correva allora su strade non certo lisce come oggi. Vengono riportate altresì brevi note sulle corse in linea, mentre per i Giri e i Tour compaiono indicazioni di tutte le tappe. I due diari vanno dal Giro del Veneto del 1934 al Lombardia del 1958. Un appassionato che sfoglia quelle paginette ingiallite rischia di avere un “orgasmo ciclistico”.

                                                                   I Diari
 
Partendo da questo eccezionale ritrovamento, Paolo Amadori e l’amico Paolo Tullini, collezionista di Bologna, stanno scrivendo un libro sulle biciclette Bianchi usate dal Campionissimo. La descrizione, ma direi, la “vivisezione” delle biciclette Bianchi usate da Fausto Coppi è il tema di questo bel lavoro che presto sarà dato alle stampe.
Il libro illustrerà altresì un aspetto nuovo che nessuno ha mai potuto approfondire: il rapporto di Fausto con “la Bicicletta”, i componenti da lui utilizzati, le modifiche, le innovazioni, gli studi e tante altre perle.
Forti di tutto ciò i due ricercatori hanno catalogato 14 biciclette Bianchi originali ( in base ai numeri di telaio) usate dal Campionissimo. Ogni mezzo meccanico ha una propria storia: qualche Bianchi è passata attraverso molte mani, qualche altra non ha avuto intermediari. Tutte hanno scritto pagine leggendarie.

Bianchi Pista di F. Coppi costruita alla fine del 1945 per l’anno 1946 quando Coppi entrò
     nella squadra degli aquilotti. Una delle prime sette biciclette costruite per lui.
 
Nonostante la giusta riservatezza, in anteprima siamo riusciti a conoscere alcuni temi del volume:

1. I Registri del reparto Corse Bianchi - importanza di un ritrovamento
2. Schede tecniche relative a 14 biciclette Bianchi di Fausto Coppi con schizzi, dati
    tecnici e dettagli fotografici;
3. I modelli di Produzione Bianchi legati alle imprese del Campionissimo:
    Folgore, Parigi-Roubaix – Tour de France – Campione del mondo;
4. I segreti di “Pinella”

   Gli autori Paolo Tullini e Paolo Amadori al centro Alberto Masi - Vigorelli Milano

A questo punto siamo ansiosi di leggere un libro che aspettavamo da anni e che finalmente sgombrerà il campo da molti pressapochismi; un volume di pregio che tutti gli appassionati conserveranno gelosamente nella loro biblioteca.
 
 Amadori può inviare autentica notarile delle biciclette usate dai Campioni indicate nei Registri.

   














4 ottobre 2011

W TUTTI

Ricevo e posto la recensione all'ultimo libro di Giampiero Petrucci.

W TUTTI


Il genio di Victor Hugo ha scritto la storia dell’Europa e della Francia post-napoleonica raccontando le vicende dei Miserabili in un bel romanzo storico, forse uno dei più belli che ricordi di aver letto.
Ebbene Petrucci è il Victor Hugo del Giro d’Italia. Non aspettatevi in questo libro le gloriose gesta di Alfredo Binda baciato dal talento purissimo; non crediate di leggere del primo “campionissimo” Girardengo che ridicolizzava gli avversari o del fulgido periodo dei “tre uomini d’oro”. Ma, come nei Miserabili la storia dei re e degli eserciti fa da sfondo alle vicende misere, intime o edificanti di un Jean Valjean, nell’ultimissimo lavoro dell’amico Petrucci sono i grandi campioni ad essere comprimari dei “Girini” più sconosciuti, dei diseredati del gruppo che nel mese di maggio gira per la nostra penisola.
Che fantastici ritratti ci regala la penna di Petrucci! In W TUTTI c’è la bontà del vescovo di Digne monsignor Benvenuto; c’è la grettezza di Thènardier; la rigorosità dell’ispettore Javert…. Insomma si muove tutto un mondo di “sottobosco” ciclistico che in pochi conoscono, tantomeno l’Intellighenzia storico-televisivo-giornalistica dei giorni nostri che si sofferma invece e sempre (con la tecnica del copia-incolla) sulla battaglia di Waterloo, su Luigi XVIII, la restaurazione e la monarchia orleanista. Ma noi, lo sappiamo bene, la storia non è fatta soltanto dai nobili, dai generali, dai trattati e dalle dinastie; la vera storia è fatta dal popolo, dalla fame, dalle malattie e anche dalle prostitute.
Ebbene, tornando al mio assioma, Petrucci in questo lavoro è più che mai il Victor Hugo del ciclismo. Ma chi ha mai osato o saputo scrivere di Felice Peli il primo numero 1 del Giro, numero 1 nel senso che è stato il primo a correre la corsa rosa con questo numero sulla schiena; chi ha mai indagato sulle autentiche origini di Henry Heller, l’esotico pseudonimo col quale correva il ben più banale Mario Pacchiarotti ravennate ed eroe del Grappa. Chi ha mai raccontato che Michele Gordini, padre di 17 (sic.) figli, ha chiamato un figlio “Isolato” per ricordare la sua condizione al Giro del “22 e un altro “Settimo” per santificare il suo piazzamento, mi pare, al giro dell’Emilia di quell’anno. Ma chi si è mai preso la briga di cercare che faccia avesse il sestrese Malatto, o il bresciano Carati o l’udinese Capitanio che si ritirò nel “27?
Petrucci fa tutto questo e anche di più. Tante storie, 3800 fotografie, 5000 nomi di “girini”. Se Gerbi è Gavroche, Graglia è il torbido Claquesuos membro della famigerata banda Patron-Minet. Se la topaia Gorbeau è paragonabile ai rifugi fatiscenti dei primi girini, l’ideologo Combeferre delle barricate parigine è il guascone-toscano Pietrino Chesi.
Personalmente non credo di aver mai letto un libro di ciclismo così interessante, curioso e “alternativo”.
Per chi vuole la solita storia di Coppi&Bartali, nelle librerie non c’è che l’imbarazzo della scelta….

Carlo Delfino

13 settembre 2011

I FORZATI DELLA STRADA HANNO FAME

Ecco un nuovo libro dell'amico Carlo Delfino con Mario Cionfoli.

Dal risguardo di copertina.
Il ciclismo dei pionieri è un mondo affascinante completamente diverso dal ciclismo di oggi.
Avventure incredibili, maschere di fatica allo sfinimento, lotte terribili contro gli elementi e la fame. Si la fame!
Ma come mangiavano i "forzati della strada"?
Cento anni fa non si parlava di alimentazione ma di come togliersi la fame, di come riuscire a sopportare il tormento di ore e ore in bicicletta e di come trovare per strada qualcosa da mettere sotto i denti.
Di aneddoto in aneddoto, la rassegna approda ai nostri giorni con un breve accenno alle prime rudimentali pratiche dopanti intese "ab initio" come tentativo di favorire la carburazione e l'utilizzo di ciò che veniva ingurgitato.

Un aspetto del ciclismo eroico intrigante e importante, fondamentale per riflettere oggi su come il nostro ciclismo possa diventare un pò più "eroico" per farci divertire.

Paolo Amadori

I Forzati della strada hanno fame
Edizioni Marcianum Press
anno 2011
Pag. 153
Numerose foto in b/n

20 marzo 2011

BIANCHI TOUR DE FRANCE


Delizioso libretto da poco stampato dall'amico Paolo Tullini di Bologna.
In apertura l'elenco dei modelli corsa Bianchi dal 1900 alla fine degli anni '50. Presenta poi tre modelli Tour de France: i numeri di telaio, le caratteristiche, le misure; il tutto corredato da foto.
Un bel lavoro, davvero prezioso.
Per richieste Paolo Tullini: paolo@paolotullini.it

7 dicembre 2010

TOUR 1938 - BARTALI E LA LEGNANO

Un ritrovamento veramente eccezionale fatto da Gabriele Bocchi, bravo restauratore di biciclette d'epoca in Parma.
Ecco l'album pubblicitario edito dalla Casa Legnano nel 1938 in occasione della stupenda vittoria di Gino Bartali al Tour. 25 foto in grande formato con didascalie stampate oro.
Un album pieno di Storia del nostro Ciclismo.

Paolo Amadori

27 settembre 2010

FAUSTO COPPI - RAPPORTI USATI AL TOUR DEL 1949


Storia ignota quella dei "rapporti" usati dal Campionissimo sulle sue Bianchi.
Dati tecnici e storici importanti per conoscere il ciclismo del periodo d'oro. La sinergia tra il corridore e la sua bicicletta si esplica nel rapporto usato che lo spinge oltre il traguardo in un impeto d'ala, di sofferenza e di gioia.
La vittoria di Coppi al Tour del 1949 vista nei rapporti da lui usati tappa per tappa fino al trionfo di Parigi sono il simbolo del connubio tra due "Campioni", Coppi e la Bianchi.


Parigi  - Reims  Km. 182
47/50    15-16-17-19-22
Reims - Bruxelles  Km. 273
47/50    15-16-17-19-21
Bruxelles - Boulogne Km. 211
47/50    15-16-17-19-21
Boulogne - Ruen Km. 185
47/50    15-16-17-19-21
Ruen - San Malò Km. 293
47/50    15-16-17-19-21      (Coppi caduto)
San Malò - Le Sables Km. 305
47/50    15-16-17-19-21
Le Sables - La Rochelle km. 92
47/50    15-16-17-18-19     (cronometro 1° Coppi 2° Kubler 3° Vanstemberghen)
La Rochelle - San Sebastian Km. 228
47/50    15-16-17-19-21
San Sebastian - Paù  Km. 191
47/50    15-16-17-19-21       (Colle d'Ispegy)
Paù - Luchon  Km. 193
47/50    15-17-20-23-24      (Colli Aubisque-Tourmalet-Aspin-Peyresourde)
                                                         (pedivelle da 180mm. e ruote in legno)
Luchon - Tolosa  Km. 134
47/50    15-16-17-19-21
Tolosa - Nimes  Km. 289
47/50    15-16-17-19-21
Nimes - Marsiglia  Km. 199
47/50    15-16-17-19-21
Marsiglia - Cannes  Km. 215
47/50    15-16-17-19-21


Cannes - Briancon  Km. 274
47/50    15-17-20-23-24           (Colli d'Allos-Izorad-Vars 1° Bartali 2° Coppi soli)
                                                              (pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Briancon - Aosta  Km. 257
47/50    15-17-20-23-24           (Colli Monginevro-Moncenisio-Iseran
                                                                                             piccolo s.Bernardo)
                                                              (pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Aosta - Losanna  Km. 265
47/50    15-17-20-23-24           (Colli Gran s.Bernardo-Des Mosses)
                                                              (pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Losanna - Colmar  Km. 280
47/50    15-16-17-19-21            (Colli La Vue des Alpes-Bonhomme)
                                                                                            (pedivelle da 175mm. e ruote in legno)
Colmar - Nancy  Km. 137
47/50    15-16-17-18-20           (Cronometro individuale)
Nancy - Parigi  km. 340
47/50    15-16-17-19-21            (1° Coppi 2° Bartali)

di Paolo Amadori
Fonte: Pinella de Grandi