21 febbraio 2010

LA BIANCHI


Bianchi mod. Impero 1939

La storia della Bianchi si intreccia e si identifica con la gloriosa evoluzione dei veicoli meccanici, che, iniziati con l'avvento del velocipede, ha raggiunto attraverso la motocicletta e l'automobile la magnificanza tecnica attuale. Questa ascesa trionfale è stata vissuta da attrice diretta dalla Bianchi che fin dal 1885 nella sua piccola sede di Via Nirone, dava opera ed ingegno per imporre un sigillo di originalità ai primi velocipedi italiani.
Il rozzo veicolo, che soltanto verso il 1870, grazie all'applicazione dei pedali inventati dal fabbro Michaux, cominciava a cattivarsi le simpatie di un pubblico ancora ristretto, veniva di anno in anno modificandosi e perfezzionandosi, finchè nel 1880 con la comparsa dei primi bicicli metallici, compiva un deciso passo verso la sua completa evoluzione.
Nel 1886 la Bianchi lanciava un suo originale modello nel quale la ruota anteriore era più piccola di quella posteriore e poco dopo, un altro nel quale le due ruote avevano uguale diametro.
La bicicletta era nata e nel 1888 la Bianchi presentava il primo modello con gomme pneumatiche.
Le prime gare internazionali accendevano gli animi.
Siamo nel 1899 a Parigi, era in giuoco il prodotto nazionale, la prova di gagliardia dei primi campioni del mondo. Sulla pista volavano "macchine possenti" e veloci, i primi velocisti, anima e nervi protesi nello sforzo gagliardo, si contendevano la palma. Ecco, la bicicletta Bianchi avanza irresistibile fra le altre, la guida un giovane, Giovanni Tommaselli, garetto d'acciaio, cuor di leone, un ultimo rabbioso potente anelito, essa taglia il traguardo, ha vinto e con essa l'Italia trionfa.
Da allora Edoardo Bianchi e Giovanni Tommaselli hanno legato nome e anima, senno e mente alla Bicicletta Bianchi.

Dal catalogo Bianchi 1935 - Cinquantenario della Fondazione.

3 commenti:

  1. complimenti per il blog , e buon inizio .

    volevo semplicemente segnalare un bel libro sulla BIANCHIuna bicicletta sola al comando ,di daniele marchesini-bolis edizioni -

    la curiosità leggendo il libro , il fatto che coppi e gimondi all interno dello sterzo -pipa manubrio ,mettevano un pezzo di manico da scopa !!!!

    curioso pure il fatto che a distanza di venti anni da coppi a gimondi( bici da corsa ) le biciclette pesavano poco più che 500 grammi di differenza ... arrigo.

    ciao a tutti .

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  2. Si, mettevano un pezzo di legno all'interno dello sterzo sotto la forcella, per attutire le vibrazioni.
    Il libro è bello, ma con diverse imprecisioni.
    Le Biciclette di Fausto Coppi sono dei capolavori, lo dico a ragion veduta in quanto ne posseggo una.
    Grazie.

    Ciao

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  3. ciao e complimenti da un appassionato di Coppi e di Bianchi.
    il mio blog è pedalareversoilcielo.

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